Verità nascoste. Da Piazza Fontana a Moby Prince by Luigi Ferro & Monica Triglia

autore:Luigi Ferro & Monica Triglia [Ferro, Luigi & Triglia, Monica]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Zolfo ed.
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

Capitolo 4

Moby Prince, la rinascita dopo le divisioni

In caso di incendio o di altro sinistro, che richieda l’applicazione

di misure previste dalla presente legge,

il comandante del porto assume la direzione dei soccorsi.

Egli può procedere, senza alcuna formalità,

alla requisizione di ogni mezzo nautico o terrestre,

esistente nell’ambito portuale.

Nella sua opera di direzione,

il comandante del porto coordina,

all’azione dei reparti dei vigili del fuoco,

quella di tutti gli altri mezzi nautici e terrestri

e le prestazioni delle persone che, a termine del Codice

per la marina mercantile, sono tenute a rispondere

alle richieste dell’autorità marittima.

Articolo 10 della legge 13 maggio 1940, n. 690,

recante organizzazione e funzionamento

del servizio antincendi nei porti

È la tragedia dimenticata o, se preferite, la storia della nebbia e di una partita di calcio. Ma non è solo una tragedia, è una strage, dove la nebbia non c’era e la partita di calcio non c’entra nulla. È la storia della Moby Prince, il più importante disastro della marina civile italiana e la più grande strage sul lavoro se si calcola la contemporaneità dei decessi, 65 persone dell’equipaggio alle quali si aggiungono 75 passeggeri.

Quella sera, il 10 aprile 1991, dal porto di Livorno parte come al solito il traghetto per Olbia con 141 persone a bordo. Se ne salverà solo una, il mozzo Alessio Bertrand. Nonostante l’entità della tragedia, negli anni mai un presidente della Repubblica o del Consiglio si è presentato a Livorno per la cerimonia di commemorazione. E se girate per l’Italia farete molta fatica a trovare una via o una piazza dedicata. Perché, in fondo, il disastro della Moby Prince è rimasto «un tragico fatto di cronaca».

Per raccontare questa vicenda occorre rispolverare la frase di Winston Churchill a proposito della Russia: «Un rebus avvolto in un mistero che sta dentro un enigma». Perché, nonostante sia passato molto tempo, a oggi questa è una storia ancora senza la parola fine, un giallo non risolto, una tragedia senza colpevoli.

Verità e giustizia sono assenti.

Negli anni, grazie soprattutto ai familiari e alle due commissioni d’inchiesta del Parlamento, qualche squarcio di luce si è aperto, ma il cammino per capire perché il traghetto ha centrato la petroliera e soprattutto perché i soccorsi non sono mai partiti è ancora lungo.

Quella della Moby Prince è anche una vicenda di divisioni. Con una parte dei familiari che legittimamente accetta il rimborso prontamente offerto dalle società coinvolte, e una parte che rimane in cerca di verità e giustizia, che a sua volta si divide in due associazioni. La prima, l’Associazione 10 aprile – Familiari vittime della Moby Prince dei fratelli Chessa; l’altra il Comitato 140, poi chiamato Associazione 140, guidata da Loris Rispoli. Sono portatrici di due visioni differenti della tragedia. Una divisione che contribuirà a minare la loro azione, che si infrange contro le sentenze di primo e secondo grado del processo.

La mattina seguente al disastro, a meno di 24 ore dal fatto, il ministro per la Marina mercantile Carlo Vizzini emette la sentenza: «L’errore umano sta alla base di questa tragedia», mentre Francesco Cossiga, Presidente della Repubblica, in prefettura a Livorno dichiara: «La verità non sarà mai appagante per nessuno».

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